sabato 12 maggio 2007

Intervento di Angius - Roma, 5 maggio 2007

Grazie, care compagne e compagni,
adesso non so da dove cominciare dopo le parole di Fabio.
Io non so se riuscirò ad esprimere pienamente quello che sento.
So però che oggi è una giornata importante per me e per tutti noi e spero, come ha detto Fabio, che lo sia e lo sarà per la Sinistra italiana, per l’Unione, e sopra ogni cosa per la democrazia italiana, e per il futuro dell’Italia.
Abbiamo condotto una battaglia congressuale all’interno dei DS da posizioni diverse ma oggi siamo qui, insieme.

E sono convinto di aver fatto la scelta giusta. E sono convinto che stiamo facendo qualcosa di buono.
Mentre Fabio parlava riflettevo su come potrà essere catalogata dai politologi, dai commentatori politici questa nostra straordinaria assemblea.
Promossa da noi, da voi, organizzata con pochi mezzi, pochi soldi, niente strutture organizzate, eppure così non solo partecipata, ma sentita.
Io penso che sia il segno di una volontà, di una partecipazione, di un protagonismo di quanti, e non siamo solo noi, che vogliono riappropriarsi nel nostro Paese della costruzione del proprio futuro. Che non vuole delegare ad altri.
Un movimento, sì, un movimento della società civile, vera, non quella virtuale, fatta di uomini e di donne, giovani e anziani, studenti e operai, lavoratori autonomi e intellettuali che salgono su un pullman, se lo pagano, si fanno mille chilometri, vengono a Roma perché il loro Paese lo vogliono fare e costruire in un modo nuovo, diverso, e affidano alle idee, alla passione civile delle donne e degli uomini della sinistra italiana.

Questa vostra presenza, care compagne e compagni, ha secondo me un significato profondo. Restituisce passione alla politica ed elimina quell'aridità che troppo spesso ha invaso e pervaso anche la politica nostra.
Per molti di noi quei mesi trascorsi, settimane e giornate sono state difficili.
Vedete, non si aderisce ad un partito, come a volte anche a me è stato detto, non si compie un atto così impegnativo per inerzia.
A un partito si aderisce per un’intima convinzione, la sola che muove una coscienza, che da consapevolezza dell’agire, che ispira la razionalità di una scelta.
La politica è anche il movimento delle idee, è cogliere le idee in movimento.
E’ una, non la sola delle ragioni della politica.
Ragioni tanto più da ricercare oggi nella sfida aperta per il governo delle società contemporanee, in un mondo sempre più globalizzato, che ci entra in casa, con le immagini terrificanti del terrorismo, con i suoi suoni a volte strazianti, con suggestioni spesso lontane, staccate dal nostro tormento quotidiano vissuto.

C’è un mondo, c’è una società che quasi sempre, anche per nostri difetti, del vecchio partito al quale appartenevamo fino a qualche giorno fa, è quasi sempre più avanti della politica.
E la politica insegue, annaspa, a volte farfuglia e non sempre trova risposte.
Perché ha smarrito il senso della sua funzione.
E questo è valso in questi anni anche per noi, forza di sinistra, a cui è sfuggito il significato di una sfida che è politica, ma che è anche culturale e ideale per il governo della società.
Governiamo l’Italia, sì.
La governa l’Unione, tutte le forze di sinistra, per la prima volta insieme, non era mai accaduto. Abbiamo una responsabilità enorme. Non possiamo fallire.

Negli anni passati abbiamo contrastato e vinto una destra che ha messo in ginocchio l’Italia e abbiamo liberato l’Italia da una destra rozza e illiberale, che pretendeva persino di riscrivere la storia democratica dell’Italia cancellando la data di nascita della democrazia italiana.
Quel 25 aprile che non sarà mai cancellato. L’Italia è stata liberata allora dal fascismo e dal nazismo.E’ nata allora.

Ma quelle elezioni, le ultime elezioni noi, diciamoci la verità, le abbiamo vinte per un pelo: alla Camera abbiamo vinto per 25.000 voti, ma al Senato abbiamo perso per 428.000 voti. Siamo in maggioranza perché c’è la legge “Calderoli”.
Se ci fosse stata la legge che noi, le forze dell’Ulivo, allora volevamo, noi non saremmo al governo del Paese. L’Italia era spaccata a metà. Le prime parole di verità su questo le pronunciò qualcuno di noi, ma venne duramente redarguito Fabio se lo ricorda pubblicamente le disse il Capo dello Stato nel messaggio di fine d'anno quando disse un risultato elettorale di sostanziale parità.

Non abbiamo riflettuto perché se dopo 5 anni di governo della destra e di quella destra, quello è stato il risultato, l'Italia spaccata a metà, forse, con modestia, avremmo dovuto interrogarci anche su noi stessi, sui nostri limiti e sui nostri difetti e domandarci se noi conosciamo davvero la società italiana che vogliamo guidare e governare.
Se la conosciamo nei suoi lati oscuri e negativi, se la conosciamo nelle sue potenzialità positive, nei suoi difetti, nei suoi bisogni, nei suoi sogni, nelle sue energie al fine di dare risposte nuove, speranza, fiducia, rendendola protagonista questa Italia vera del lavoro dei giovani dell'impresa della ricerca per costruire una società più giusta, più coesa, più aperta, più unita. Questa riflessione non l'abbiamo fatta.

Governiamo una Italia che è politicamente spaccata e divisa ed è la mancanza di questa riflessione critica ed autocritica su di noi che oggi ci crea davanti delle difficoltà che appaiono insormontabili, ma non lo sono.
Una destra che coltiva i suoi sogni di rivincita ma possiamo respingere il suo assalto.
Io penso guardate, lo dissi poco prima che il governo si formasse, che il nostro primo impegno avrebbe dovuto essere quello non di far nascere il PD ma di rendere più coesa l'Unione, più efficace l'azione di governo, più diretto il rapporto con la società italiana perché qui ci giochiamo tutto, noi, la sinistra italiana, le forze del centro sinistra, ecco una delle nostre missioni.
Dare noi, forze di sinistra, un contributo nuovo di idee e di proposte e far si che anche il governo di cui facciamo parte, quello di cui fa parte anche Fabio e tanti altri amici e compagni che qui sono presenti, faccia ancora qualcosa di più.
Lavori in modo più coeso, stabilisca una sintonia più diretta con il paese ed il governo, con il mondo del lavoro, ma anche con i medici, con il mondo della scienza, ma anche della formazione con i giovani, con quel mondo del lavoro di cui riscopriamo l'esistenza se c'è qualche fischio a Mirafiori o quando, come sta accadendo, ed è accaduto anche oggi, un operaio muore sul lavoro. Non sono in discussione i risultati dell'azione di governo.

C'è stata una positiva discontinuità nella politica estera. C'è un'azione del governo che da questo punto di vista va apprezzata.Si è riconquistata credibilità nella scena internazionale. C'è stato l'impegno per il risanamento della finanza pubblica, per avviare riforme economiche e sociali, per investire come ha chiesto Fabio poco fa nella riforma e nella ricerca o nella sanità pubblica, ma molto resta da fare.
Simbolicamente quei 19.000 contratti precari regolarizzati per il lavoro dei call center sono stati un primo positivo segnale, al quale però altri, mi auguro, debbano seguire. Attenzione però, perché le difficoltà politiche per l'unione sono dietro l'angolo.
Fatemi aprire una piccola parentesi: io sto guardando con grande preoccupazione al modo in cui, anche da un punto di vista politico, l'Unione ma diciamo anche i Ds e la Margherita o se volete il Partito Democratico, o persino il governo sta gestendo il referendum elettorale.Ora, che sia necessario cambiare quella legge è fuori discussione, ma la mia opinione assai netta è che essa, questo cambiamento, vada fatto in Parlamento.

Io trovo abbastanza incredibile che ministri in carica firmino una iniziativa referendaria di questa portata. Perché se la prima condizione, come è scritto nel programma dell'Unione, per cambiare la legge elettorale è quello di cercare una intesa, ed è giusto che sia così, con l'opposizione, ma prima ancora sarebbe necessario che una proposta di modifica della legge elettorale venga concordata tra tutte le forze dell'Unione.
Si può dare rappresentanza e governabilità e noi dobbiamo stare attenti, dobbiamo riflettere su questo punto e su questo passaggio anche alle trappole che ci tende la destra, alle trappole che ci tendono e ci stanno tendendo secondo me Berlusconi e Fini. Il governo non è tutto.

E' evidente che c'è una crisi della politica nel nostro Paese.Là dove si pensa che solo con nuove leggi elettorali o improvvisate formule organizzative si può pensare di ristabilire un rapporto autentico e diretto con l'Italia che lavora e che studia, allora no, si commette un errore.
La nostra politica è chiamata al compito di offrire nuove motivazioni sapendo che quello che è in atto in Italia è una battaglia ideale e culturale, un tempo si sarebbe detto per l'egomonia sulla concezione dello stato, la visione della società, la rappresentanza degli interessi.
Una campagna micidiale è stata fatta in questi mesi alla quale non abbiamo risposto che ha cercato di farci credere che era giunta la fine della sinistra e la fine, anzi, è stato detto, la morte del socialismo e delle idealità socialiste.
Io penso che quelle idealità saranno, certo non da sole, i riferimenti essenziali per ogni politica di innovazione, di cambiamento, di emancipazione non solo nel mondo ma in Europa e nel nostro Paese.

Il neoliberismo di questi anni è stato l'anima della globalizzazione che ha offerto una visione del mondo che è l'opposto di qualsiasi idea di progresso. Quell'idea nata dall'illuminismo, dal socialismo, dal liberalismo democratico più aperto e dalle correnti più aperte cristiano democratiche.
Quell'antisolidarismo, quell'egoismo sociale, quell'antistatalismo che sono stati i punti forti della campagna ideologica della destra, scaricando costi sociali delle ricette economiche sui più deboli per non parlare dello scatenarsi delle guerre, dei conflitti di religione, per non parlare degli scontri di civiltà, per non parlare di aver favorito la distruzione dell'ambiente, tutte queste cose sono state fatte non dalle forze di ispirazione democratiche e socialiste ma dalle forze del liberlismo più spinto è il neo liberismo che porta la sua responsabilità nell'aver fatto giungere il mondo quasi ad un punto di non ritorno nel rapporto uomo natura.

Nello stesso tempo però, care compagne e compagni, le nostre democrazie sono apparse sempre più svuotate nelle sue funzioni di rappresentanza e di garanzia di fronte all'invadenza pervasiva dell'economia e della finanza, di fronte alla privatizzazione della politica, di fronte ad una società che non offre ripari, che è attraversata da mali oscuri che producono separazioni, muri, steccati, in cui la fragilità delle vite e la violenza delle esistenze restano purtroppo senza risposte.

Sono questioni di fondo che riguardano il male oscuro della nostra società ma che chiamano le forze democratiche di sinistra ad un suo profondo rinnovamento.
C'è un travaglio della democrazia italiana dentro la quale l'antipolitica, il populismo, il clericalismo diventano forme e contenuto attraverso le quali nuove corporazioni tendono ad arrestare l'evoluzione della nostra democrazia, l'estendersi dei diritti sociali e l'estendersi dei diritti civili.Parliamo del conflitto di interessi, ma vogliamo parlare anche di Telecom.

L'economia italiana soffre di forme di capitalismo parassitario non basate sul normale sviluppo dell'impresa ma su forme di speculazione non sempre lecite e frequemente sostenute da un intervento statale che non sempre promuove sviluppo e benessere.
E' debole quella politica che subisce senza reagire a questo ruolo subalterno ed è forte invece quella politica che si riappropria del suo ruolo e quindi di una rigenerazione della democrazia economica nella ferma difesa dell'interesse collettivo ripartendone egualmente i suoi costi senza scaricarli sui più deboli.
La domanda che ci siamo posti è se in questo contesto che viviamo la sinistra democratica di ispirazione socialista abbia esaurito il suo ruolo, la sua funzione.E abbiamo detto di no.

Da altri si è detto che bisogna andare oltre. Andare oltre. Me lo sono sentito dire anche al Congresso. Oltre dove!Sono molti anni che andiamo oltre senza andare mai avanti.

Io sono persuaso che il cammino non solo nostro ma dell'umanità sarebbe stato più difficile se esso non fosse stato percorso da quei valori, da quelle idee, da quella forza inesauribile che sta nelle idealità socialiste ma sono ancora più convinto che la modernità e la forza innovatrice del pensiero socialista consista nell'aprirsi a nuovi apporti, a nuove culture, l'ecologismo, il liberalismo democratico, le culture nuove della sinistra, del femminismo e della non violenza, rendendo così indissolubilmente legati democrazia e libertà, partecipazione e decisione, diritti sociali e diritti civili. Si, la libertà delle persone.
Libere nel loro sesso, nella fede religiosa, nella lingua, nel colore della pelle, e quelle antiche radici sono capaci di far germogliare la speranza di un mondo più giusto, di una libertà autentica nel pensiero e nell'azione.
Questo vuol dire perseguire l'obiettivo di una nuova democrazia, di una nuova economia, della buona e piena occupazione.
Questo vuol dire concorrenza vera e leale tra tutte le imprese, non la protezione statalistica per alcuni, questo vuol dire impedire lo strapotere del mercato sulle persone fisiche, sui lavoratori in carne ed ossa, così come sulle istituzione e sulla politica.

Tutto questo si chiama libertà di sé e per sé. Si chiama rifiuto dell'offesa, della sopraffazione, dell'isolamento si chiama uguaglianza dei diritti.Il tratto indistinguibile della sinistra nella sua storia.

Questo è ciò che serve alla nostra società sempre più multiculturale e per noi sinistra moderna, multiculturalismo e ricchezza della nostra società, della nostra economia, della nostra cultura, il multiculturalismo crea nuovi intrecci sociali, nuovi osmosi culturali, nuovi finalità pubbliche e lo fa abbattendo secondo noi steccati, muri barriere, costruendo nuovi rapporti perché parte dalla persona umana, dai suoi bisogni materiali, dalle sue speranze di vita.
Vedete sulle scelte che abbiamo fatto Fabio ed io, con quei percorsi diversi che sapete, nella giornata di ieri sono usciti due significativi articoli.In un editoriale dell'Espresso firmato da Edmondo Berselli si parla della scelta da noi compiuta, con considerazioni serie, di cui lo ringrazio, sul nostro travaglio sulla nostra serietà, pur non condividendole.Sull'Unità invece è uscito un articolo del compagno Reichlin che si è rivolto in questo caso direttamente a me.In particolare riprendendo il mio intervento al Congresso.

In questo articolo, questo compagno al quale mi legano amicizia e affetto sinceri, ha scritto che io pur di attaccare il Partito Democratico avrei pronunciato parole di un anticlericalismo di altri tempi e ha scritto che io, Gavino Angius, avrei fatto il gioco di Ruini, ho indebolito Prodi e ho isolato con quell'intervento i cattolici democratici.
Onestamente non pensavo di aver fatto un intervento così potente.
Tra l'altro, Alfredo nello stesso articolo scrive che questo mio intervento su questo passaggio ha ricevuto molti applausi. Ora si dovrebbe interrogare Alfredo sugli applausi, non su quello che ho detto io, perché quella platea era al 75% composta da compagni che hanno votato la mozione alla quale lui ha aderito non alla mia.
Ma il fatto è, caro Alfredo, che io ho detto delle cose molto semplici, delle cui purtroppo non mi pento. Fondamentalmente ne ho detto due.
Una richiamando un documento della Cei che ho citato testualmente quando ho detto che nel momento in cui la Chiesa sollecita cittadini italiani che svolgono funzioni pubbliche come medici, infermieri, personale amministrativo, giudici, insegnanti, parlamentari nell'esercizio della loro funzione pubblica quando si devono pronunciare su questioni attineneti la vita umana individuale dalla sua nascita alla sua fine cioè dagli embrioni, le cellule staminali sino alle forme di conclusione della vita, debbono seguire i precetti dettati dal magistero della Chiesa alla quale appartengono e non alle leggi dello Stato.
Ho detto che questo pronunciamento della Cei, e lo confermo, è un attacco all'articolo 20 della Costituzione Repubblicana.Ho poi aggiunto, e lo ripeto, che il family day è una manifestazione politica contro i DICO cioè contro una legge del governo italiano fatta non per difendere la famiglia ma per impedire che quella legge venga approvata. E' una legge di civiltà per una grande democrazia e per un grande paese come il nostro.

Io credo nel primato della ragione come valore guida dell'agire umano e penso che la laicità sia un principio di democrazia per tutti, credenti e non credenti.
Il laico cerca il dialogo con le religioni perché sa che esse contengono un messaggio di speranza e tendono ad una finalità umanistica e io ne approfitto per esprimere la solidarietà all'arcivescovo Bagnasco per gli attacchi e le minacce che gli sono state rivolte ma la Chiesa, anzi le Chiese, lo voglio ripetere sono libere nell'esercizio della loro nobile missione.
Ma anche lo Stato lo è e lo Stato è sovrano. Io capisco, lo dico ad Alfredo, che tutto questo possa creare difficoltà al nascente Partito Democratico ma se mi permetti caro Alfredo il gioco di Ruini, l'indebolimento di Prodi o l'isolamento dei cattolici democratici che sono tanti e suppongo tanti anche in questa sala lo fa non questa denuncia ma semmai il silenzio assordante che abbiamo sentito su questi temi, in queste settimane, purtroppo anche dal Partito Democratico.

Oggi nasce come ha detto Fabio un movimento, non un partito, che ha l'ambizione di riavvicinare le forze della sinistra italiana già coinvolte nella comune responsabilità del governo dell'Italia.
Io penso che la democrazia italiana abbia bisogno di questo, care compagne e compagni, non solo noi, le nostre persone, la nostra comunità, non solo l'Unione ma la democrazia italiana, la società italiana.
Noi da soli questo nostro movimento non potremmo fare molto, ma se saremo capaci di aprire quel confronto di cui si è parlato, serio, aperto, costruttivo che parta dal vissuto reale della società italiana, il lavoro, la scuola, l'iniziativa internazionale del nostro paese, le grandi questioni ambientali, se ci sarà come mi sembra da parte dei Comunisti italiani, dei Verdi, di Rifondazione Comunista, ma anche da parte di tante forze, movimenti, componenti sociali e culturali attente e sensibili a questi grandi temi, se ci sarà questo confronto allora inizierà la semina e poi in primavera i fiori germoglieranno e la sinistra italiana avrà aperto allora una pagina nuova della sua storia.

E' questo il cammino che vogliamo intraprendere, rispettosi delle storie di ciascuno, attenti ai contributi di tutti.Ci è stato detto al Congresso di Firenze che questo spazio questa opportunità non c'è perché si ha la pretesa, davvero curiosa, che il Partito Democratico che non è di sinistra, lo ha detto Prodi, non è socialista, lo ha anche detto Prodi, che non può appartenere al Partito del socialismo europeo per la semplice ragione che Prodi è Presidente onorario del Partito di Bayron, il partito democratico europeo e per la semplice ragione che Rutelli è segretario organizzativo di quel medesimo partito, si ha la pretesa chiamandosi Partito Democratico, così ci è stato detto, di rappresentare tutti, le forze di sinistra, la sinistra riformista, le forze di ispirazione socialista.

No, cari compagni del Partito Democratico questa è una pretesa assurda e noi ve lo dimostreremo.La scomparsa dei Ds pone l'esigenza di ripensare la sinistra italiana una sinistra forza di governo e noi riaffermiamo la necessità storica di questa presenza in Italia di una autonoma forza democratica, socialista, laica, riformista parte integrante del partito del socialismo europeo e vogliamo contribuire, dopo decenni di divisioni e di rotture, a far si che maturi in tutte le diverse componenti della sinistra italiana l'esigenza di una netta inversione di rotta, offrendo alla società italiana una sinistra plurale e unitaria che nelle sue diverse componenti, nelle sue distinte peculiarità ritrovi la sua missione di rappresentanza e di governo e vogliamo fare questo attraverso nuove forme di partecipazione alla politica, rinnovandola.
Il nostro oggi è allora un messaggio aggregante di unità ma anche di vitalità politica, di energia culturale, di passione civile. Tutto facile tutto semplice. No non lo è.

Non faremo lo stesso errore di quelli che hanno detto facendo il Partito Democratico è già tutto fatto. Noi siamo più seri. Ci vogliamo mettere tutti in discussione e discutere tutto.
Certo che ci sono distinzioni, percorsi, storie diverse ma tutto è in movimento. Siamo in movimento noi. Lo è Rifondazione Comunista ne abbiamo parlato a lungo con Franco Giordano, lo sono i Comunisti Italiana ne abbiamo parlato a lungo con Oliviero Dilibero, fatti nuovi, importanti, sono in movimento i Socialisti Italiani. Siamo andati con Fabio al loro Congresso e fatemelo dire in quel Congresso mi ha colpito il loro orgoglio.
Guardate, la storia riguarda noi, anche noi, nessun partito socialista in Europa, in nessun paese, anche dopo le più cocenti sconfitte, persino umilianti come è accaduto 5 anni fa in Francia, ha cancellato se stesso, ha annullato se stesso.
Solo noi abbiamo stabilito in Italia che no, che bisognava sciogliere, distruggere, cancellare, abolire ed io sono rimasto ammirato da quei compagni socialisti che hanno resistito in questi anni alle bufere e all'isolamento e ho capito il loro orgoglio e li dobbiamo ringraziare di essere qui oggi con noi.

Nella mozione congressuale ho scritto che non sarei uscito dalla sinistra e non sarei uscito dal Partito del socialismo europeo. E sarà così anche in futuro.
Ma questo non mi impedirà e non ci impedirà come diceva Fabio a conclusione del suo intervento di compiere una strada insieme a quelle forze come Rifondazione e i Comunisti italiani percorrendo lo stesso cammino per costruire in Italia una sinistra unitaria nelle sue componenti con l'obiettivo di creare una grande forza plurale della sinistra nuova.
Insieme, nella distinta peculiarità di ciascuno potremo a partire dai grandi problemi, lavoro, ambiente, ricerca, ruolo dell'Italia aprire un confronto serio.
Questo è lo spirito che anima il mio impegno.
Ci incamminiamo per una strada nuova, la possiamo percorrere con fiducia.
Saremo soli forse a lottare come movimento a mani nude.

Ma c'è in noi una grande ambizione, una determinata volontà. Quella di cambiare il corso di una storia per la sinistra italiana che qualcuno considerava finita e ridotta ad un ruolo subalterno, di supporto.
Voglio concludere, care compagne e compagni, perché la sinistra italiana da oggi ricomincia.
Noi siamo consapevoli delle difficoltà e delle battaglie che ci attendono ma siamo anche coscienti della nostra forza che sta in ciò in cui crediamo e a cui non rinunciamo.
Concludendo il mio intervento al Congresso dei Ds ho fatto forse un riferimento che qualcuno non ha capito, alla fine della storia.
Nel secolo scorso si tentava di indirizzare la storia verso il progresso, la società senza classi, il premio delle libertà. Adesso invece sembra che quello che conti siano i destini personali, i percorsi individuali, si forma un partito e si litiga immediatamente sui leader.
No, noi non siamo in quell'ambito.
Così la storia può affermarsi e questo perché la politica accetta o addirittura rifiuta in questo modo di dare un senso collettivo cioè comune della vita delle persone. Possono nascere nelle scelte individuali, fortune, carriere, ricchezze ma anche rassegnazione, solitudine ed indifferenza. E' la crisi dell'impero occidentale.
Allora forse la storia, cioè i fini, bisogna proiettarli nel futuro chiamando nuovi protagonisti a costruirlo, nuove generazioni, uomini e soprattutto donne, a costruirlo loro il loro futuro, con le loro menti, con i loro cuori, dare a loro lo spazio necessario, il ruolo che gli compete, il compito che li attende.Io considero questa, care compagne e compagni, quello di un rinnovamento della politica, di un ricambio generazionale di genere, la più missione anche per noi, per la sinistra, per la sinistra italiana, per la democrazia della nostra Italia.
Grazie di cuore a tutti.

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